La difficile situazione degli uffici postali è sotto gli occhi di tutti.
Negli ultimi 10 anni nella nostra regione in Poste italiane si sono persi oltre 3.000 posti di lavoro.
La pandemia ha aggravato una situazione quindi già precaria creando un ulteriore danno per tutti i cittadini che devono rivolgersi ad un ufficio postale in Veneto, con lunghe code e tempi di attesa che ogni giorno si allungano sempre di più fuori dagli uffici, e con un’utenza che spesso scarica l’esasperazione che si crea sui lavoratori.
Lavoratori che operano sotto organico e in un contesto dove l’igiene dei locali di lavoro e la sicurezza sono in condizioni precarie.
Chiediamo pertanto che intervenga la Regione Veneto per definire, assieme a Poste Italiane (che, pur essendo quotata in borsa riveste, secondo noi, un ruolo sociale) una nuova politica di assunzioni e di stabilizzazioni strutturali, senza le quali non miglioreranno né le condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori né la qualità dei servizi agli utenti, per creare un nuovo modello di sviluppo e di servizio.
Un’azienda sana che produce utili non può reggersi sullo sfruttamento del personale precario, che puntualmente poi non viene assunto (ricordiamo che Poste Italiane ha avuto un utile netto pari a € 1,6 miliardi nel 2021, +31,0% rispetto al 2020 (€ 405 milioni nel quarto trimestre del 2021, +31,7).
Le carenze di personale sono ormai diventate una costante in questa Regione quindi non solo Poste ma anche, come denuncia da tempo la CGIL: Sanità, Prefetture, Questure, Tribunali, Carceri, Soprintendenze, Beni Culturali, Motorizzazione, Inail, Inps, Ispettorato del Lavoro, Archivio di Stato, Agenzia Dogane e Monopoli ed altri enti minori.
Sollecitiamo quindi la Regione ad attivarsi nei tavoli di competenza per sanare questa situazione che sta provocando ai cittadini del Veneto dei seri disagi.
Sinistra Italiana Veneto